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Rinnovo Ccnl e la tenuta della categoria dei bancari

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Rinnovo Ccnl e la tenuta della categoria dei bancari

In una intervista su Milano Finanza, il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini ha evidenziato le disparità normative e di vigilanza che penalizzano le banche, rispetto alle società tecnologiche attive nel mondo finanziario.

Un quadro nel quale Fintech e Big Tech come Google, Amazon, Apple e Facebook, queste ultime caratterizzate da “un’enorme base di clienti, ingenti risorse finanziarie e una forte capacità di penetrazione del mercato”, “godono di vantaggi di natura fiscale e possono operare senza alcuna regolamentazione in termini di capitale e in altri ambiti, come, ad esempio, l’antiriciclaggio”.

Queste dichiarazioni certamente palesano problemi da risolvere, soprattutto per chi, come la Uilca, crede fermamente nel ruolo fondamentale che ricoprono le Autorità di Vigilanza e Regolazione, italiane ed europee, al servizio dei cittadini in economie di mercato.

Allo stesso tempo, le legittime sottolineature dell’Abi sulla necessità di regolare l’ingresso di nuovi player nel mondo finanziario, devono comportare, come sostenuto più volte dalla Uilca, una corrispondente e rilevante assunzione di responsabilità da parte loro, quando esse stesse aprono le porte del settore del credito a società esterne.

Le banche negli ultimi tempi hanno infatti posto in essere numerose e importanti cessioni di rami d’azienda, che alimentano preoccupazioni in merito all’applicazione del Contratto Nazionale di settore alle lavoratrici e ai lavoratori ceduti con le relative attività e alla tenuta dell’area contrattuale, rispetto alla quale le Organizzazioni Sindacali, non a caso, nella piattaforma per il rinnovo del Ccnl del credito, hanno chiesto l’estensione a tutte le attività inerenti la filiera del credito, dalla fase istruttoria a quella finale, compresa l’eventuale gestione delle sofferenze.

In particolare esiste il forte rischio che tali operazioni determinino situazioni in cui le società acquirenti, individuate dalle banche, possano scegliere, se non firmatarie degli accordi di cessione, di non rispettare le intese raggiunte tra aziende cedenti e sindacato e di non applicare successivamente il Contratto Nazionale del credito.

Il confronto per il rinnovo del Contratto Nazionale rappresenta quindi l’occasione per condividere strumenti e modalità con cui affrontare tali problemi, che impattano in modo determinante con la tenuta e la riconoscibilità della categoria dei bancari, impedendo che nel tempo si depauperi in termini professionali e umani, pur non modificando l’area contrattuale di riferimento.

Serve quindi senso di responsabilità da parte delle banche nell’individuazione delle società cui cedere loro attività e soluzioni coerenti nell’ambito del confronto sul nuovo Ccnl, anche in riferimento alle procedure di confronto per le cessioni di ramo d’azienda, che garantiscano l’applicazione del Contratto Nazionale del credito, impegnando tutte le aziende coinvolte a questo obiettivo e a rispettare gli accordi.

Le dichiarazioni dell’Abi di voler garantire la centralità del Contratto Nazionale richiedono conferma con segnali concreti su questo argomento, che sarebbero anche segno di responsabilità coerente con la preoccupazione in merito alle società che possono operare e alle regole che devono seguire, in un settore così delicato come quello bancario, e, in generale, nel mondo economico e finanziario.

Fulvio Furlan

Segretario Generale Aggiunto Uilca

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