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Cessioni ramo d’azienda: a rischio credibilità delle banche e del settore

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Cessioni ramo d’azienda: a rischio credibilità delle banche e del settore

La vicenda di Do Bank e le sue conseguenze aprono uno scenario di grande preoccupazione e un enorme problema di credibilità del settore, delle banche coinvolte nelle cessioni di ramo d’azienda, effettuate per migliorare i propri risultati patrimoniali e di bilancio, delle aziende con cui vengono realizzate queste operazioni e della stessa Abi.

Nei giorni scorsi si è chiusa senza accordo la trattativa in merito alle ricadute del Piano Industriale di Do Bank, azienda che aveva acquisito un ramo d’azienda inerente la gestione di Npl da Unicredit e oggi dichiara 160 esuberi, ben oltre il numero di quanti potrebbero accedere al Fondo di Solidarietà per accompagnamento alla pensione, oltre all’intenzione di non applicare più il Contratto Nazionale del credito.

Non esiste per queste decisioni una situazione di difficoltà aziendale, l’istituto infatti ha conseguito un utile di 50 milioni di euro, distribuito per il 70 per cento ai soci, e l’A.D. percepisce emolumenti stratosferici.

Tutto si richiama quindi alla volontà di mantenere livelli di redditività anche a fronte del possibile, non certo quindi, calo di commesse dal proprio principale fornitore delle stesse. Unicredit appunto, che, a suo tempo, ha sottoscritto un accordo con cui si impegna ad assorbire le tensioni occupazionali dell’acquirente, ma in questo caso sostiene che non ve ne siano e che Do Bank non può fare un piano d’Impresa a sue spese.

Una schermaglia che, forse, potrebbe essere legittima se a patirne le conseguenze non vi fossero in mezzo 160 lavoratrici e lavoratori, le loro famiglie e il loro destino.

Questa situazione pone quindi il grande problema dell’esigibilità di un accordo sottoscritto dalle Organizzazioni Sindacali a loro tutela e oggi respinto da un’azienda irresponsabile e da un’altra che osserva la situazione a distanza.

Allo stesso tempo è evidente che tutto ciò impatta su molte questioni aperte oggi nel settore del credito, da procedure analoghe a quella di Do Bank e a quella che Intesa Sanpaolo ha recentemente fatto con Intrum al rinnovo contrattuale.

In merito alla cessione di ramo d’azienda per la gestione di Npl, che sta realizzando Banco Bpm con Credito Fondiario, si stanno infatti definendo tutele future, tra cui diventa quindi indispensabile la garanzia di rientro del personale se l’acquirente non applica più il Contratto Nazionale del credito.

Infatti esiste, e Do Bank lo dimostra, il tema dell’esigibilità di un accordo, che dipende dal senso di responsabilità di un acquirente, che non è seduto al tavolo di confronto, come richiedono invece le Organizzazioni Sindacali.

Per questo c’è un problema di credibilità complessivo, che riguarda tutte le aziende coinvolte in questi accordi, chi vende e chi acquista.

In questo senso Abi non può essere estranea a situazioni che mettono a repentaglio la fiducia nelle relazioni sindacali del settore, le quali costituiscono un valore fondamentale in termini costruttivi e di dialogo, ma devono basarsi sul rispetto dei ruoli, degli impegni assunti e sulla credibilità delle aziende.

Nel caso di specie di Banco Bpm si verifica peraltro la situazione più pertinente a questo scenario, considerando che il responsabile ultimo di un accordo davvero efficace nel Gruppo è anche il presidente del Comitato Affari Sindacali e del Lavoro di Abi.

La delegazione trattante datoriale che sarà chiamata a confrontarsi per il rinnovo del Contratto Nazionale con le Organizzazioni Sindacali sulla base della Piattaforma rivendicativa unitaria, in presentazione in queste settimane alle Lavoratrici e ai Lavoratori, con assemblee in tutta Italia.

Un documento che avanza proposte di svolta per definire e gestire il settore del credito del futuro, nel quale hanno grande rilievo temi come l’ampliamento dell’Area Contrattuale del credito, la tutela da processi di esternalizzazione attività e di Lavoratrici e Lavoratori, la definizione condivisa in via preventiva di riorganizzazioni e cessioni di rami d’azienda e vari altri aspetti di rilievo in termini di tenuta occupazionale.

Una Piattaforma, quindi, quanto mai attuale e lungimirante, che richiede una controparte costruttiva, responsabile e soprattutto in grado di garantire coerenza e affidabilità delle aziende nella gestione degli accordi.

A partire da quelli fatti, come Do Bank e Intrum, che se risultano inefficaci minano anche la credibilità di quelli ancora da fare, come quello di Banco Bpm, e il rinnovo del Contratto Nazionale.

Fulvio Furlan

Segretario Generale Aggiunto Uilca

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